Da ieri in Arabia Saudita le donne possono imbracciare il volante di un’automobile, di un camion o il manubrio di una motocicletta. Con la mezzanotte è infatti caduto il divieto storico, che ne faceva l’ultimo Paese al mondo a non riconoscere ancora questo diritto alle donne, che finora dovevano fare affidamento su mariti, fratelli o autisti per compiere operazioni elementari, come recarsi al lavoro o portare i figli a scuola. Un divieto che le aveva relegate ai sedili posteriori.
Una svolta storica era stata annunciata lo scorso settembre nell’ambito dell’ambizioso programma di riforme sociali e economiche promosso dal principe ereditario Mohammed bin Salman (MbS) per modernizzare il Regno, che è fra i Paesi islamici più conservatori e rigidi al mondo.
In molte hanno postato la propria foto sui social network con in mano la patente nuova di zecca – le prime sono state rilasciate il 4 giugno scorso – mentre altre, con il pallino delle due ruote, scelgono di allenarsi sul circuito motociclistico del Bikers Skills Institute di Riad.
Dall’annuncio della fine del divieto, infatti, il centro ha scelto di aprire una volta alla settimana le sue porte a quelle giovani e meno giovani interessate a imparare a portare una moto e a capirne la meccanica di base. In diversi atenei aperti soltanto alle donne vengono proposti corsi di guida, ma in tante lamentano il fatto che le scuole e le istruttrici siano ancora troppo poche e che il costo delle lezioni resti troppo elevato. Le case automobilistiche, intanto, festeggiano. Secondo le stime elaborate da Bloomberg Economics, l’apertura del settore alle donne potrebbe generare 90 miliardi di dollari entro il 2030.
Un impatto non indifferente sulle finanze della monarchia saudita pesantemente colpite dal 2014 dall’abbassamento del prezzo del greggio. Se da domenica insomma il mondo per molte donne saudite apparirà diverso, il gap tra quanto promesso dalle riforme e la piena indipendenza delle donne saudite resta tuttavia ancora molto grande. Le donne potranno sì mettersi al volante, ma dopo avere ricevuto un permesso dal loro garante maschio. Intanto per garantire la loro sicurezza, il governo di Riad ha inasprito le pene in caso di molestie sessuali che ora prevedono il carcere fino a cinque anni e un’ammenda massima di 300 mila riyal (circa 68 mila euro).