La prima gara del 2017 di MotoGP è stata vinta da Maverick Viñales. Ma la corsa nella notte del deserto è stata un arcobaleno di emozioni: Maverick solo nel finale è riuscito ad avere la meglio su di uno straordinario Andrea Dovizioso, che ha saputo esaltare la potenza straordinaria del motore Desmosedici. Dietro alla Ducati del forlivese c’è un immortale Valentino Rossi. Partito dalla quarta fila, dato per spacciato, il Doc come ai vecchi tempi ha magicamente trovato l’assetto della sua M1: uno dopo l’altro ha infilato gli avversari saltando infine Marquez con la forza del campione. Il catalano, campione del mondo uscente, è fuori dal podio. E’ andata male a Lorenzo, mai in gara e solo 11° al traguardo. Meglio di lui ha fatto un’altra Ducati, quella in versione Pramac guidata da Scott Redding, 7°. Ma dopo la Rossa, fa festa anche un’altra azienda italiana: l’Aprilia di Aleix Espargaro si prende uno storico 6° posto.
Pista bagnata, il balletto in partenza – Se è vero che nel deserto del Qatar ci sono 10 acquazzoni l’anno, allora qualcuno deve avere fatto il malocchio a quelli della MotoGp. Perché non è caduta una goccia dal cielo per tutto il giorno, tranne quando i piloti della Moto2 hanno tagliato il traguardo e si avvicinava il turno di Valentino e compagni. Il meteo è sembrato prenderli in giro, perché la pioggerella si è interrotta subito. Che spavento. Ma ha ripreso più fitta quando sono scesi in pista per il giro di warm up: in un paio di minuti all’altezza delle ultime 3 curve del percorso – in mancanza assoluta di drenaggio – si sono formate altrettanti pozzangheroni. La gara è stata allora posticipata di un quarto d’ora: i piloti sono quindi rientrati, però dopo aver completato un altro giro di riscaldamento sono nuovamente scesi dalle moto. Scuotendo la testa. “Troppo pericoloso” il commento secco di Rossi. Nuova riunione con la direzione di gara – composta da Loris Capirossi, Franco Uncini e il britannico Mike Webb – ed un rappresentante per ogni team. A questo punto Capirossi e Uncini sono saliti in auto ed hanno cominciato a “perlustrare” la pista. Che nel frattempo si era un po’ asciugata. Si è infine deciso di partire – con 45 minuti di ritardo – permettendo altre 2 tornate di warm up prima del via ma fissando la gara su 20 giri complessivi (non più 22).
Iannone, che partenza – Infischiandosene delle incertezze regalate dall’asfalto umido e maligno, Iannone è partito davanti a tutti: ma prima ancora di chiudere il primo giro ha subìto l’attacco di un sorprendente Zarco e pure di Marquez, aggressivo come al solito, che gli ha rifilato una bella carenata. L’abruzzese al giro seguente ha restituito il favore però poi è stato nuovamente passato dal catalano, mentre da dietro Valentino (sesto, era decimo al via ed ha resistito ad una gran botta rifilatagli da Crutchlow) provava a farsi sotto, rallentato per 3 giri da un rognoso Pedrosa. Viñales? Giusto davanti al Doc e dietro a Dovizioso, quarto. Dopo 4 tornate il rookie francese – campione uscente della Moto 2 – è sembrato prendere il largo, sfruttando la gomma morbida posteriore.
I muscoli della Ducati – Il lungo rettilineo nel deserto è fatto per esaltare la potenza del motore Desmosedici: all’inizio del sesto giro Dovizioso è venuto fuori di prepotenza, ritrovandosi in testa alla tornata seguente perché il pneumatico non ha resistito e il pilota della Yamaha Tech 3 è finito a gambe all’aria. Con il forlivese all’improvviso davanti, Iannone e Marquez hanno dato vita a un duello rusticano di sorpassi. Così il favoritissimo Viñales – fino a quel momento anonimo, deludente – ha guadagnato qualcosa sul terzetto e Valentino ha stretto i denti per non perdere il contatto. Grintoso e generoso come sempre, stretto fra i due spagnoli l’italiano della Suzuki è scivolato via in una nuvola di scintille all’11° giro. Che peccato, fino a quel momento aveva fatto vedere cose bellissime.
Rossi, un ‘animale’ da gara – Una gara di grandissime emozioni non poteva privarci del confronto diretto tra Rossi e Marquez: il pesarese lo ha passato una prima e poi una seconda volta, resistendo al ritorno disperato ma impossibile del campione del mondo. Dopo un inverno di inquietudini ed un fine-settimana da comprimario dubbioso, il Doc ha dimostrato di essere quello di sempre: un animale da gara. Qualche secondo più tardi è stato però Maverick a infilare Dovizioso. Già finito il sogno della Rossa? Manco per sogno: sul rettilineo finale la Creatura dell’ingegner Dall’Igna ha mostrato i muscoli. Il pilota Yamaha nelle curve successive è tornato in testa, poi è andato largo per resistere ancora sul dritto, e ancora davanti. Un arcobaleno di duelli in sella con Valentino alle spalle pronto ad approfittarne, mentre alle loro spalle un’incredibile Aprilia – quella di Aleix Espargarò – guadagnava la quinta posizione.
Viñales vince, ma che Dovi! – Viñales era più forte, e negli ultimi due giri riusciva ad avere la meglio su di uno straordinario Dovizioso (“Vederlo così ci fa capire che potremo fare presto cose ancora migliori”, sorride felice Gigi Dall’Igna”), Rossi si guadagnava un meritatissimo podio davanti a Marquez e all’altra Honda di Pedrosa. L’Aprilia, di fatto alla sua seconda stagione in MotoGp, centra un bellissimo sesto posto. “Stavo bene, ma all’inizio non sono andato troppo forte perché volevo risparmiare le gomme”, spiega un Dovizioso radioso. “Alla fine ho provato tutto ma era impossibile resistere a Maverick”. Valentino – se possibile- sorride ancor più del ducatista. “Prima del via non avrei scommesso un centesimo su di me. Ma mi sono detto: non arrenderti. Abbiamo provato diversi setting, trovando alla fine quello giusto. Però prima del via ho pensato – giuro -: e adesso cosa succede, boh?”.
da Repubblica