La mobilità sostenibile va intesa come un sistema tutto nuovo di spostamento, basato sulla necessità di utilizzare sistemi di trasporto a impatto ambientale zero o comunque a impatto ambientale particolarmente ridotto, ma con la prerogativa di essere comunque in grado di rispondere alle necessità sociali, logistiche, nonché alle esigenze economiche globali.
Stante che il settore dei trasporti, siano essi marittimi, aerei o terrestri, dipende nella stragrande maggioranza dall’impiego di combustibili fossili, ne consegue che viene rilasciata una elevatissima quantità di gas serra. Tali emissioni, che si disperdono nell’atmosfera, contribuiscono notevolmente, e soprattutto negativamente al cambiamento climatico.
Tale problematica fa sì che il tema della mobilità sostenibile è diventato un aspetto fondamentale nella transizione energetica, posta al centro dell’Agenda ONU 2030, e per nulla trascurata negli altri programmi internazionali sul clima.
La mobilità sostenibile ha pertanto come obiettivo primario, giungere ad una riduzione delle emissioni di CO2 emesse dai mezzi di trasporto utilizzati per gli spostamenti quotidiani di persone e merci, nonché la realizzazione di un sistema di trasporto che si basi su tre caratteristiche principali:
• l’alimentazione elettrica
• la condivisione dei mezzi di trasporto (sharing)
• una rete efficiente e integrata di mezzi di trasporto pubblico corredata dalle relative infrastrutture
E’ chiaro che un modello di mobilità a basse emissioni di gas serra non può che essere caratterizzato dall’utilizzo di mezzi di trasporto prevalentemente o completamente elettrici, facendo sì che gli spostamenti quotidiani e occasionali, possono essere effettuati con trasporti pubblici e in cui l’auto privata viene sostituita il più possibile dal noleggio, dal car sharing, o dalla mobilità cosiddetta dolce, ad esempio quella ciclabile.
Basti pensare che il settore dei trasporti rappresenta in Italia il 25% delle emissioni totali di gas serra, nonché il 31% delle emissioni totali di CO2.
Queste percentuali, non si discostano di certo dalla media europea.
Il settore dei trasporti, è stato caratterizzato da un aumento graduale e costante delle emissioni prodotte dal 1990 al 2019, arrestandosi poi bruscamente nel 2020 per effetto della pandemia, iniziando poi a registrare una lenta inversione di tendenza negli anni successivi.
La messa in campo di tecniche tali da agevolare la mobilità sostenibile e la conseguente diminuzione dell’inquinamento derivante dal settore dei trasporti, in Europa sembra però vada ancora molto a rilento.
Per raggiungere, e se possibile anche in breve tempo, gli obiettivi prefissati dal Green Deal Europeo ( pacchetto di iniziative strategiche che mira ad avviare l’UE sulla strada di una transizione verde) serve una riduzione molto più decisa.
L’Unione Europea mira, entro il 2030, ad una riduzione del 60% delle emissioni di gas serra dovute ai trasporti registrati nel 1990, che dovrebbe arrivare al 90% nel 2050, anno in cui ci si auspica di raggiungere la neutralità climatica.
Ma da una stima aggiornata, sembra che le emissioni generate dai trasporti inizieranno appena a scendere sotto il livello del 1990 solo nel 2032.
Ma la sfida della mobilità sostenibile è anche quella di perseguire una sostenibilità più ampia di quella “meramente” ambientale, quindi non soltanto emissioni zero o quasi zero, ma anche riuscire a creare un sistema di trasporti in grado di rispondere a tutte le esigenze di spostamento (logistiche, sociali, economiche, sanitarie ecc.) e che comunque possano essere accessibili a tutti dal punto di vista dei costi e della disponibilità.
Cambiare radicalmente la metodologia degli spostamenti, il modo in cui le persone e le merci si muovono in giro per il mondo, senza però pregiudicare le tempistiche e soprattutto gli aspetti economici, inoltre, serve anche a salvaguardare la salute umana, rendendo l’aria più pulita e diminuendo così l’incidenza delle malattie respiratorie, soprattutto nei centri urbani oggi particolarmente congestionati dal traffico.
E’ raccapricciante leggere che l’Agenzia Europea per l’Ambiente, ha stimato 66.000 morti premature all’anno in Italia riconducibili alla qualità dell’aria nelle zone urbane. Questo dato dovrebbe farci riflettere e, renderci partecipi di quella trasformazione che inevitabilmente modificherà sì le nostre abitudini, i nostri modi di fare, ma che va posta come un obiettivo irrinunciabile, per il benessere della nostra e soprattutto delle generazioni future.
Carmela Renda
(Ispettore di Polizia Municipale)