Lo avevamo anticipato qualche settimana fa, adesso è ufficiale, Mattia Binotto non è più il team principale della Scuderia Ferrari.
Dopo 82 gran premi da capo del team, sette vittorie e un secondo posto nel mondiale, l’ingegnere cresciuto a Maranello, dove ha trascorso 28 anni, lascia l’azienda per cui ha lavorato da sempre . Hanno pesato i risultati negativi, hanno pesato gli errori, ma mentre gli altri anni c’era stata una società che lo ha protetto, questa volta la rottura è stata inevitabile e a quel punto le dimissioni erano l’unica prospettiva che si poneva. La sua faccia tirata all’ultimo gp della stagione ad Abu Dhabi era un manifesto di ciò che sarebbe successo nelle settimane successive.
Umanamente dispiace, per il suo attaccamento al team, per la passione con la quale ha messo tutto se stesso per raggiungere gli obiettivi che un team come Ferrari deve avere: la vittoria, ma se questa non arriva alla fine si paga il conto.
“Lascio un’azienda che amo, con la serenità che viene dalla convinzione di aver compiuto ogni sforzo per raggiungere gli obiettivi prefissati“, le parole di Binotto.
“Lascio un’azienda che amo” – “Con il dispiacere che ciò comporta, ho deciso di concludere la mia collaborazione con Ferrari. Lascio un’azienda che amo, della quale faccio parte da 28 anni, con la serenità che viene dalla convinzione di aver compiuto ogni sforzo per raggiungere gli obiettivi prefissati. Lascio una squadra unita e in crescita. Una squadra forte, pronta, ne sono certo, per ottenere i massimi traguardi, alla quale auguro ogni bene per il futuro. Credo sia giusto compiere questo passo, per quanto sia stata per me una decisione difficile. Ringrazio tutte le persone della Gestione Sportiva che hanno condiviso con me questo percorso, fatto di difficoltà ma anche di grandi soddisfazioni.”
La storia di Binotto in Ferrari – Fresco di laurea in Svizzera e dopo un master all’Università di Modena, nel 1995 inizia a lavorare per la Scuderia Ferrari come ingegnere motorista nella squadra test e nel 1997 passa al reparto corse in Formula 1, contribuendo ai successi ai successi dell’era Schumacher con presidenza di Luca di Montezemolo e la guida del team di Jean Todt.
Nel 2004 inizia ad occuparsi dei motori di F1 e nel 2007 assume il ruolo di capo ingegnere, corse e montaggio mentre nel 2009 quello di responsabile delle operazioni motore e KERS con Paolo Martinelli; diventa poi vicedirettore motore ed elettronica con Luca Marmorini e infine direttore del reparto power unit nel 2014, per volontà di Sergio Marchionne; il manager italo-canadese lo aveva scelto come dirigente di riferimento e referente personale, convinto dalla svolta tecnica che Binotto era riuscito a imprimere nel campionato 2015 rispetto alla deludente stagione precedente.
E’ nel 2016 che arriva la nomina di direttore tecnico, in sostituzione di James Allison. Il 7 gennaio 2019 diventa Team Principal della Scuderia al posto di Maurizio Arrivabene. Il resto è storia recente, con un 2022 deludente che ha portato alla fine del rapporto con la Casa di Maranello con le dimissioni di questa mattina.
Questo il commento dell’amministratore delegato della Ferrari Benedetto Vigna che, nei giorni scorsi aveva espresso la sua delusione per come è andata la stagione 2022 delle Rosse in pista: “Ho accettato le dimissioni di Mattia Binotto che il 31 dicembre lascerà il suo ruolo di Team Principal della Scuderia Ferrari”. Una decisione che era già nell’aria e che ora è diventata ufficiale. “Desidero ringraziare Mattia per i suoi numerosi e fondamentali contributi nei 28 anni passati in Ferrari, e in particolare per la sua guida che ha portato il team ad essere di nuovo competitivo nella scorsa stagione. Grazie a questo, siamo in una posizione di forza per rinnovare il nostro impegno, in primo luogo per i nostri incredibili fan in tutto il mondo, per vincere il più importante trofeo nel motorsport. Tutti noi della Scuderia e nella più vasta comunità Ferrari auguriamo a Mattia tutto il meglio per il futuro”.
a cura di Carlo Antonio Rallo
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