L’autodromo “Enzo e Dino Ferrari” di Imola ospiterà, dal 20 al 22 aprile, il Motor Legend Festival 2018, evento dedicato alla storia del motorsport che si svolge non a caso in uno dei luoghi simbolo di una terra storicamente capace di evocare emozioni a quattro ruote.
A questo appuntamento non poteva certo mancare FCA Heritage, il dipartimento creato nel 2015 anche per sviluppare una vasta gamma di servizi destinati ai proprietari e agli amanti delle vetture dei marchi italiani del Gruppo FCA.
Alla loro storia è dedicato il sito www.fcaheritage.com, il portale che rappresenta la vetrina online del dipartimento e che è stato recentemente arricchito con la rinnovata sezione Store, dove viene presentata una selezione di prodotti dedicati a collezionisti ed appassionati: dagli oli motore sviluppati in partnership con Selenia Classic al merchandising dal sapore vintage, dalle riproduzioni dei libretti di uso e manutenzione di vetture iconiche al kit per la cura dell’auto.
In occasione del Motor Legend Festival, il pubblico potrà ammirare in pista uno dei gioielli più preziosi della collezione di FCA Heritage, un’autentica leggenda dell’automobilismo: si tratta dell’Alfa Romeo 33/2 Daytona che, nel 1968, occupò i primi tre posti nella classe “due litri” della massacrante maratona omonima, gettando le basi per la vittoria nel Campionato Mondiale Sport Prototipi nello stesso anno. Ricorrono cinquant’anni da quei risultati prestigiosi, e occorre ricordare che sempre nel 1968 arrivarono risultati di prestigio anche alla Targa Florio, al Nürburgring e alla 24 Ore di Le Mans, oltreché alla “500 km” di Imola con Teodoro Zeccoli e Nino Vaccarella. La presenza di questa vettura è una conferma della particolare attenzione di FCA al mondo delle vetture storiche e agli eventi che valorizzano la tradizione sportiva.
Alfa Romeo Tipo 33/2 Daytona (1968)
Dopo l’esperienza maturata con le Giulia TZ e TZ2, in Alfa Romeo rinasce il desiderio di tornare alle corse per vetture Sport che proprio negli anni Sessanta stanno vivendo un periodo di grande popolarità, con la categoria “due litri” contesa dai maggiori costruttori.
Il progetto di una nuova vettura viene quindi avviato a partire dal 1964 dalla Progettazione Alfa Romeo guidata da Orazio Satta Puliga, ed è sviluppato in particolare da Giuseppe Busso. Il telaio è costituito da tre grandi tubi in lega di alluminio disposti a formare una “H” asimmetrica. All’estremità anteriore è fissato un telaio a traliccio ottenuto con una sola fusione di magnesio, e al posteriore sono poste due “braccia”, anch’esse di magnesio. I serbatoi del carburante, in gomma, sono alloggiati all’interno dei tubi del telaio. Questa struttura pesa solamente 55 kg, per un peso in ordine di marcia di 580 kg. Il V8 di due litri, in lega di alluminio, ha distribuzione a quattro alberi a camme in testa, alimentazione a iniezione con pompa meccanica e doppia accensione. La potenza erogata nella versione definitiva è di 270 CV. La velocità massima varia dai 260 ai 300 km/h a seconda della configurazione aerodinamica.
Tuttavia, prima ancora che il motore, già progettato e costruito in Alfa Romeo, possa girare per la prima volta al banco, il progetto della 33 (il codice tipo è infatti 105.33) viene ceduto nel gennaio del 1966 da Giuseppe Luraghi all’Autodelta, non senza malumori dei tecnici Alfa. Intanto una vettura finita, ma con propulsore ancora provvisorio (il “bialbero” 1600 della TZ2), aveva girato a Balocco nell’inverno 1965.
La gestazione della 33 è lunga e complessa, soprattutto a causa del telaio innovativo, e il 1967, anno del debutto, si conclude con la vittoria alla gara in salita di Fléron, in Belgio. L’anno successivo, con una nuova carrozzeria chiusa, la 33 ottiene quindici vittorie assolute e sei di categoria, fra cui le citate 24 Ore di Daytona e Le Mans, concluse rispettivamente con i primi due e tre posti di classe.