Una vita sulla bicicletta, un amore sconfinato per le due ruote da corsa con i pedali, la bicicletta che è la vita, la bicicletta che, purtroppo, ieri la vita gliel’ha tolta. E’ morto così Davide Rebellin, mentre, come ogni mattina, si allenava sulla sua bici. Il campione, 51 anni, è deceduto in un incidente stradale nel Vicentino. Ennesima vittima in bici, sono 103 dall’inizio dell’anno in Italia. Una strage quotidiana.
Rebellin era in sella alla bicicletta quando è stato urtato e travolto da un camion, nei pressi dello svincolo autostradale di Montebello Vicentino. Il camionista non si sarebbe nemmeno accorto dell’incidente, proseguendo la sua corsa.
Veronese, ha vinto in carriera, tra l’altro, una Amstel Gold Race, tre edizioni della Freccia Vallone, ed una tappa del Giro d’Italia. Argento ai Giochi di Pechino, la medaglia gli fu poi revocata per una positivita’ al doping, ma anni dopo, nel 2015 riabilitato, quella medaglia conquistata alle olimpiadi era sua.
La morte di Rebellin, dopo quella di un altro cicilista professionista Michele Scarponi, avvenuta nel 2017 dovrebbero far riflettere perché sono troppe le morti in bici nel Belpaese, uno al giorno di media, ma si fa poco o nulla per cambiare le cose, con un codice della strada che sul punto bici è fermo agli ’90.
229 morti in bici nel 2021, sono 103 i morti dall’inizio del 2022 – Gli incidenti che hanno coinvolto bici e monopattini sono addirittura aumentati del 22% causando 229 morti e 18.037 feriti. Sono invece 103 i ciclisti che hanno perso la vita sulle strade italiane nei primi otto mesi dell’anno nell’immediatezza dell’incidente, cui si debbono aggiungere i decessi avvenuti a distanza di giorni o settimane negli ospedali dopo il ricovero, secondo i dati forniti dall’Associazione sostenitori Polstrada (Asaps).
Qui sotto il ricordo di Rebellin dell’ex ct azzurro Davide Cassani: “Incredibile e atroce perdere la vita così, travolto da un camion un mese dopo aver smesso di correre da professionista. Non si era mai visto un ciclista correre per 30 anni: Davide era la passione per il ciclismo fatta persona”. Lo dice all’Adnkronos l’ex ct del ciclismo azzurro, Davide Cassani, dopo la morte in strada di Davide Rebellin, schiacciato da un camionista che probabilmente -secondo le prime ricostruzioni- non si è accorto di quanto accaduto. “E’ paradossale perdere la vita un mese dopo aver smesso di correre, sono veramente triste. Ho corso insieme a lui per due anni, lui debuttò insieme a Marco Pantani e si è visto subito che andava forte. Nel ’93 arrivai terzo a una gara in Veneto, i primi erano due ragazzi che conoscevo poco: Armstrong e Rebellin”.