Ripercorriamo la storia della Lancia con i modelli più rappresentatitvi e di successo. Il primo modello fu la 12 HP o Tipo 51, presentata nel 1908. La sigla HP poi fu sostituita dal nome Alfa, con cui questo modello è oggi conosciuto, nel 1919, quando il fratello del fondatore Vincenzo Lancia gli suggerì di utilizzare le lettere dell’alfabeto greco per contraddistinguere i diversi modelli, a partire da quello iniziale. La vettura anteriore bi-blocco di 2.545 cmc, cambio a 4 rapporti e trasmissione ad albero, la vettura poteva raggiungere i 90 chilometri orari. In totale, furono costruiti 108 esemplari di serie. Visti i successi dei primi modelli, Lancia decise di costruire un modello più grande. Nel 1922 venne presentata la Lamba considerata fra i più grandi capolavori del costruttore torinese. La vettura è innovativa per le sospensioni anteriori a ruote indipendenti e i freni sulle quattro ruote, per la prima volta simultaneamente comandati dal pedale.
Nel 1928, la Dilambda, realizzata con un nuovo telaio, costruito con elementi di lamiera saldata a sezione chiusa, particolarmente rigidi. Per il motore si riprese l’architettura a otto cilindri a V stretto già adottata dalla Trikappa, aumentandone la velocità di rotazione a 3800 giri/min e permettendogli di raggiungere una potenza di 100 Cv ed una ragguardevole velocità massima di 120 km/h, a fronte di circa 4 litri di cilindrata.
L’Aprilia del 1936 altra vettura di grande successo per Lancia. Dotata di carrozzeria autoportante priva di montante centrale e integrata con il telaio e, la vettura ha un aspetto decisamente innovativo rispetto al design automobilistico delle berline dell’epoca. Ha una linea particolarmente aerodinamica che, unita ad una consistente leggerezza, le permetteva di raggiungere una velocità di circa 130 km/h e allo stesso tempo di mantenere i consumi bassi.
La D50 rappresenta uno dei più grandi traguardi sportivi nella storia della Lancia.
Nel 1953 la Lancia, già impegnata con successo nelle corse automobilistiche su strada, decise di prendere parte anche al Mondiale di Formula 1. Fu quindi affidato a Vittorio Jano il compito di progettare, con l’ausilio del Reparto Corse, una vettura monoposto. La vettura, dotata di motore 8 cilindri a V di 90° con cilindrata di 2,5 litri, esordì nell’ottobre del 1954 al GP di Spagna.
L’Aurelia B24 è considerata insieme alla cugina Alfa Romeo Giulietta Spider la vettura simbolo degli anni Cinquanta italiani. Una delle vetture più belle mai costruita da Lancia. Aveva un motore sei cilindri a V di 2451 cmc.
La Flavia rappresenta una tappa importante nella storia della Casa torinese, ormai di proprietà della famiglia Pesenti, costituisce il primo modello italiano con meccanica “tutto avanti”, cioè con motore e trazione anteriori. La vettura, che monta il primo propulsore boxer Lancia – un quattro cilindri disponibile nelle cilindrate 1500, 1800 e successivamente 2000 – offre per la prima volta in Italia anche altre importanti soluzioni tecniche, tra cui i freni a disco sulle quattro ruote.
La Lancia Fulvia Coupe 2+2, presentata due anni dopo la Fulvia berlina del 1963, è elegante e dalle prestazioni sportive. S’ispirò alle linee dei motoscafi Riva dell’epoca. La vettura, spinta da un motore 4 cilindri a V che fu successivamente sviluppato in diverse cilindrate (da 1,2 a 1,6 litri), riscosse un immediato e notevole successo commerciale, e fu da subito considerata per un uso agonistico.
La Lancia Stratos è una delle auto più importanti della storia del design automobilistico e una vera icona del Rally. Disegnata da Marcello Gandini per la Carrozzeria Bertone ha una forma a cuneo avveniristica. La Stratos ha scritto a suon di vittorie alcune delle pagine sportive più belle degli anni Settanta.
Altra Lancia di successo è la O37 Rally. Costruita per sostituire la mitica Fiat 131 Abarth Rally, è stata sviluppata sulla base della Beta Montecarlo, altra vettura di successo della Casa torinese.
La Lancia Delta S4 è la prima 4×4 italiana impiegata nelle competizioni. Una delle auto più tecnologiche della storia specie per l’introduzione del primo sistema di doppia sovralimentazione, ora usato da quasi moltissimi altri costruttori. Fu ideata dai tecnici dell’Abarth a partire dal 1983. La Delta S4 in realtà era molto diversa dalla omonima versione berlina risentendo molto, e positivamente, dell’impostazione da vettura per le competizioni. Il telaio era a traliccio e con tubolari d’acciaio, la carrozzeria era formata da pannelli a nido d’ape in kevlar e fibre di carbonio. Il motore, un quattro cilindri di 1759 cc con 4 valvole per cilindro e due assi a camme in testa, presentava, come detto, un’innovativa doppia sovralimentazione composta da un compressore volumetrico in funzione con il motore a bassi regimi e un turbocompressore per gli alti, per una potenza di 250 Cv nella versione stradale e quasi 500 in quella da competizione.
La Lancia Thema è una delle ultime vetture di successo assieme alla famosa Deltona. Per quest’ultima ci sono le versioni Martini Racing che ricordano le imprese e le vittorie nei rally. Per la berlina che diede del filo da torcere alle concorrenti tedesche, la più famosa è la 8.32, conosciuta come la Thema Ferrari. Adottava infatti il motore V8 a 32 valvole di costruito a Maranello per la 308. Sulla Thema sviluppava 215 cv, consentendole di raggiungere la velocità di 240 km/h. La vettura aveva un alettone mobile a scomparsa e le sospensioni elettroniche, vera novità per l’epoca.
Negli anni ’90 la Lancia entra nel mercato delle utilitarie con la prima Y dal 1995 prodotta fino al 2003 e proseguita con la seconda versione Ypsilon, nata lo stesso anno, e l’ultimo modello attualmente in produzione, unica vettura rimasta in listino dopo che i vertici di FCA hanno deciso di ritirate tutti i modelli Lancia dai mercati europei e di lasciare solo l’utilitaria. Al momento fino al 2018 non c’è in programmazione un nuovo modello. Per la sua storia di successo Lancia meriterebbe di essere rilanciata, e chissà se dopo il riposizionamento e il rilancio sui mercati di Alfa e Maserati, FCA non possa tornare a pensare al rilancio della Casa torinese.