Finisce il sogno di Blutec e del rilancio dello stabilimento di Termini Imerese. Questa mattina Roberto Ginatta e Cosimo di Cursi, rispettivamente presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato della Blutec, la società che ha rilevato l’ex stabilimento Fiat, sono stati posti agli arresti domiciliari dalla Guardia di Finanza con l’accusa di malversazione ai danni dello Stato. Contestualmente, è stato emesso un decreto di sequestro preventivo dell’intero complesso aziendale e delle relative quote sociali, nonché delle disponibilità finanziarie, immobiliari e mobiliari riconducibili agli indagati fino all’importo di 16 milioni e 516 mila euro.
A maggio 2016 a cinque anni dall’abbandono di Fiat, il sogno di rivedere aperto lo stabilimento di Termini Imerese era ormai diventato realtà. La Blutec doveva finalmente iniziare a costruire componenti per auto ibride.
Il 24 novembre 2011 la Fiat abbandonò lo stabilimento di Termini Imerese lasciando senza lavoro i 700 operai dell’impianto.
Così il 2 maggio 2016, dopo cinque anni di cassa integrazione, tante illusioni, progetti che sembravano decollare ma mai veramente concreti e spesso soltanto speculativi come poi appurato dalla stessa magistratura, almeno per i primi 20 operai si aprirono i cancelli della fabbrica per cominciare a costruire componenti per auto ibride in Sicilia, grazie al progetto di Blutec, – società del gruppo Metec Stola -, marchio di carrozzieri piemontesi fondato nel 1919 e comprato nel 2004 dal gruppo RGZ di Roberto Ginatta.
La Blutec aveva avuto l’ok da Invitalia che ha seguito le procedure del Ministero dello Sviluppo Economico, per una operazione del valore di 95 milioni. Il piano prevedeva una tabella di marcia graduale per il rientro dei lavoratori, anche se il sogno della produzione di auto elettriche in Sicilia, era limitato alla componentistica, per quegli operai si riaccendeva la speranza.
Purtroppo però in questi anni il piano industriale da parte della Blutec non è mai stato attuato, tanto che Invitalia ha chiesto la restituzione delle somme erogate. E a nulla sono serviti gli interventi, pochi per la verità, molti soltanto a parole da parte del Ministero dello Sviluppo Economico che doveva vigilare e garantire il rilancio del sito. Con gli arresti di oggi quasi sicuramente svanisce definitivamente quel sogno di rivedere nuovamente aperto l’ex stabilimento Fiat.