Di auto ne ho guidate molte, anche sportive e in pista, ma stavolta non è una vettura “normale”, è la Ferrari, la nuovissima, ancora sconosciuta e affascinante, ultima produzione di Maranello, il sogno di milioni di appassionati che si realizza. E’ difficile descrivere la sensazione provata, ma posso dire che per tutto il pomeriggio ho iniziato a pensare e ripensare e per tutta la notte non sono riuscito a prender sonno. L’emozione, come si dice, può giocare brutti scherzi, e infatti di mattina qualche crampo allo stomaco ad essere sinceri l’ho avuto, ma non era il caso di lasciarsi sfuggire un’occasione del genere; alle 8 del mattino di mercoledì mi avvio verso Mazara del Vallo.
Ore 8 e 30 sono al Kempinski, vedo 15 Ferrari California schierate nel grande piazzale davanti l’ingresso del resort; saluto il direttore Kluzer, che mi dice: “si faccia un giretto, troverà il suo nome sulla sua vettura”. Ma ho capito bene o sto ancora dormendo, no, ho capito bene e infatti sul cruscotto di una California color nero c’è un documento che porta il mio nome, il numero di targa e del telaio. Fantastica, la sua linea secondo me riprende ma in chiave moderna quella della progenitrice del 57, il cofano motore lunghissimo, la presa d’aria centrale è un esempio perfetto di questa diretta parentela, come pure i passaruota anteriori pronunciati verso l’alto che inglobano all’estremità i fari. Dietro, le luci posteriori sono posizionate come sull’antenata, anche se completamente diverse, circolari anziché rettangolari; originalissima è la disposizione dei terminali di scarico, posti in verticale come una “doppietta”.
Mi siedo sulla “poltrona” di pelle grigia, il collaudatore, Scipioni mi da tutte le spiegazioni del caso: utilizzo del cambio, manettino, freno a mano, accensione, procedura di chiusura e apertura del tetto retrattile ecc. Poi è il turno di un altro collaudatore, Raffaele De Simone, che mi parla del percorso da seguire, delle indicazioni del navigatore satellitare, del telefono da usare in caso di necessità, altre indicazioni tecniche. Questa Ferrari è magnifica, confortevole all’interno come una berlina, di spazio per essere una sportiva se ne trova in abbondanza. Il volante è perfetto, schiacciato in basso come sulle vetture da F1, ingloba a sinistra il tasto rosso per l’accensione del motore e sulla destra il famoso manettino, che permette di gestire: motore, cambio e sospensioni a seconda delle condizioni meteo e di asfalto; le posizioni sono tre Comfort, Sport e Cst Off. E’ arrivato il momento di dare vita ad un monumento della tecnica automobilistica, il mitico V8 di 4300cc, posizionato all’anteriore e per la prima volta con il sistema di alimentazione a iniezione diretta di benzina; si accende tenendo premuto il freno e schiacciando il pulsante “Engine Start”, il rombo è da brividi, quasi come uno scoppio, una detonazione, un tuono e poi al minimo ritorna docile. Non resisto alla voglia di dare un paio di accelerate per sentire come risponde, ad ogni pressione l’ago del grande contagiri giallo posto al centro del cruscotto schizza su come impazzito e riscende alla stessa velocità, questo è sintomo che i 460 cv scalpitano sotto il cofano, ansiosi come chi li deve domare.
Ok, il tempo degli ultimi suggerimenti e appuntamento alle 11.00 ad Erice vetta. Ancora non ho capito che posso andarmene io e la vettura che, come dicono sempre gli “uomini in rosso” è sempre la migliore. Sì, la Ferrari più importante è sempre l’ultima, anche perché segna il tempo con le nuove tecnologie. Esco dal resort a passo d’uomo e in modalità del cambio automatica, è meglio evitare “complicazioni” subito, mi muovo con molta attenzione e allo stesso tempo avrei voglia di chiamare tutti per dire quale vettura sto guidando e in effetti qualche giro di telefonate le faccio, anche con qualcuno che fino all’ultimo è rimasto scettico quando dicevo di andare a provare la nuova Ferrari; peggio per loro, roderanno! Comincio a dare un po’ di pressione al pedale destro e credetemi sono scosso da brividi, per il rumore che sale assordante e per l’accelerazione che ti incolla al sedile, come se due mani gigantesche ti schiacciassero allo schienale, mai provato nulla del genere, non so come descriverlo, è meglio star tranquilli e mi avvio sulla statale 115 verso Marsala. C’è un pò di traffico, sono le 9.25 e vado come è giusto secondo le regole del codice della strada, e comincia quella strana ma piacevole sensazione che si prova quando gli altri automobilisti ti guardano con gli occhi sbarrati, invidiosi, ce ne sono alcuni che ti abbagliano incrociandoti, altri che ti suonano come a salutarti, li capisco, anche io un po’ di tempo addietro facevo lo stesso se vedevo in giro una macchina del cavallino. Ma torniamo alla guida, è il momento di provare il nuovissimo “dual clutch”; per la prima volta su una macchina di Maranello viene utilizzato un cambio doppia frizione. Basta spingere il tasto “Auto” posto in basso al centro tunnel sotto i comandi del climatizzatore e subito il controllo passa in manuale alle due levette poste dietro al volante, con quella di destra si sale di marcia, con la sinistra si scala, i passaggi di marcia sono assolutamente impercettibili e questa velocità fa si che non ci siano cali di giri motore, l’eccellenza tecnica è qui, confortevole, veloce, intelligente e infatti stupisce che anche in modalità manuale quando si frena o si rallenta ad un incrocio e ci si ferma trovi già innestata la prima, vera goduria! Il tempo è bello nonostante l’autunno avanzato, visto il tepore non posso far altro che provare la guida con il tetto aperto, i 14 secondi dichiarati sono confermati, ed è uno spettacolo vedere quei tre strati di alluminio e il lunotto nascondersi dentro il bagagliaio posteriore. Di solito le auto che adottano questo sistema che le trasfoma da coupè in cabrio hanno un qualcosa nello stile che le fa sembrare “goffe”, su questa California hanno fatto un gran lavoro nei minimi particolari, da splendida coupè fatta per “azzannare” le curve, si trasforma in una incantevole spyder, da utilizzare a passo d’uomo lungo i più belli litorali del mondo, compreso quello della provincia di Trapani, dove ci troviamo, straordinario per bellezza, anche se può dare molto di più. Lascio il lungomare di Trapani, le saline e mi dirigo verso Erice, anche questo è un evento nell’evento, salire la montagna, teatro da oltre cinquant’anni della storica cronoscalata con l’ultima arrivata tra le “Rosse”. La Ferrari ha vinto proprio su queste strade fatte di curve e controcurve che fin da bambino ho sognato di percorrere con una macchina sportiva, e anche questo sta per realizzarsi. Inizia la salita ed è incredibile come viene fuori la tenuta di strada supportata da gomme da 285/40 ZR 19 dietro e 245/ 40 davanti, la precisione e la sensibilità dello sterzo è stupefacente, va dove tu vuoi e con il “manettino” su sport lo fa molto, molto velocemente, mi proietto da una curva all’altra in un battibaleno, con il retrotreno che tende leggermente a scodare, ma è facilmente controllabile con un leggero controsterzo. In appena 10 minuti sono in vetta, ad aspettarmi oltre allo staff tecnico della Ferrari, il direttore della comunicazione Stefano Lai a far gli onori di casa; si va a prendere un caffè al bar e dopo aver scambiato le impressioni di guida con i collaudatori si avvicina il momento di rimettermi in macchina, aspetto ancora un po’, giusto il tempo di vedere in vetta una California guidata dal collaudatore delle vetture di Formula 1, lo spagnolo Marc Genè, in Ferrari dal 2005. Ora sono di nuovo in macchina e il tempo comincia a mutare e in breve arriva la pioggia che mi costringe a chiudere la capote metallica e a ritornare in comfort, visto il fondo completamente bagnato è l’unico possibile. Per il pranzo io e gli altri giornalisti, gli spagnoli di Telecinco e poi tedeschi, svedesi e olandesi ci ritroviamo alle saline Ettore Infersa di Marsala. Dopo un pranzo coi fiocchi, ho fatto una piacevole conversazione con Genè e il collaudatore De Simone che mi diceva che “solo la grande passione per le macchine, di chi le costruisce, le collauda, le disegna è il vero motore che porta a risultati come la California”. Risalgo in macchina e ora bisogna fare davvero tanta attenzione, piove a dirotto e ad ogni accelerata si rischia di sbandare e di andare a sbattere, ma per fortuna c’è l’intervento dell’elettronica che taglia la potenza e riduce i rischi quasi a zero.
Quando dicono che questa è la Ferrari da usare tutti i giorni c’è da crederci, tanto è facile da usare che tutti, proprio tutti, non avrebbero alcun problema, tranne per l’acquisto, l’unico vero “ostacolo” da superare, i centottantamila euro necessari. Ore 18.00, sto “rientrando” in albergo per riconsegnare l’auto e lo faccio piano, con calma, per “assaporare” gli ultimi minuti di guida; prima però ho voluto provare l’ebbrezza di cambiare tre marce ad ottomila e passa giri, sembrava di essere lanciati come una pietra da una fionda. Arrivo al resort, porto l’auto dove l’ho presa la mattina, faccio manovra di parcheggio, e con molta soddisfazione ma anche un pizzico di dispiacere spengo il motore e scendo dall’auto. La consegno al capo officina, dopo le foto ricordo se la porta via per i controlli del caso e il lavaggio. Assieme all’auto si portano via anche questa giornata magica, con le mie emozioni dentro. Per i trecento giornalisti provenienti da tutte le parti del mondo che fino al 7 novembre proveranno l’ultimo prodotto Ferrari è un sogno, per il sottoscritto è doppio, per me “è come se me l’avessero portata a casa”. Con fascino, sportività, comfort e tecnologia, non è difficile prevedere che la California diverrà una delle Ferrari più vendute nella storia.
testo a cura Carlo Rallo