La Ferrari, quella macchina Rossa per eccellenza, che romba e sfreccia come nessun’altra al mondo, il sogno che molti uomini hanno sin da bambini, quando le macchine le disegnano con i colori a matita o le ricevono come regalo dai nonni e dai genitori, è un sogno che quei bambini si portano dentro per sempre.
Quel sogno che negli anni ’80 era il sogno di Michele, Alessandro e David, che avevano scritto una letterina indirizzata a chi quelle auto rosse le costruiva, Enzo Ferrari, nei giorni scorsi è diventato come per magia una realtà.
La Ferrari dopo 40 anni ha rispolverato quelle vecchie lettere indirizzate al “Drake”, alle quali lui stesso amava rispondere personalmente. L’indirizzo che hanno cercato in Ferrari era quello di quasi 40 anni fa e non c’era certezza che alle lettere (cartacee pure quelle) ci sarebbe stata risposta. La risposta, invece, c’è stata e quei tre bambini che sono stati selezionati, oggi sono diventati degli uomini: Alessandro, romano, David, altoatesino, e Michele, toscano.
La Ferrari li ha contattati, ha chiacchierato con loro, della loro passione da bambini che li aveva spinti a scrivere una lettera, passione viva e fortissima ancora oggi, e alla fine gli uomini della Ferrari hanno chiesto se volevano andare a fare una visita a Maranello.
Ad accoglierli in fabbrica, nel reparto dedicato alle classiche, il vicepresidente, Piero Ferrari.
Per Alessandro, David e Michele, quella lettera di 40 anni fa si è trasformata nel coronamento di un sogno, che si è poi materializzato in un giro a bordo di una Ferrari, nella visita alla fabbrica, all’interno della linea di assemblaggio all’area dedicata alle F1 del passato, nell’edificio di Attività Sportive GT, e infine, come detto, nell’incontro con il vicepresidente Piero Ferrari nell’officina delle Classiche.
Un sogno e tante emozioni per questi tre uomini, per la stessa Ferrari e per il figlio di Enzo, che ha avuto il piacere di ricordare il padre e il suo rispetto nei confronti dei tantissimi fan in giro per il mondo, specie per quelli più piccoli che ogni giorno gli scrivevano quelle migliaia di letterine.
a cura di Carlo Antonio Rallo
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