di Enrico Biondi per RACINGMEDIACENTER
Nel venerdì più inutile di tutto il motomondiale 2019, sul kartodromo di #ValenciaGP, con nulla in palio perché i titoli iridati sono già stati assegnati da tempo, inevitabile che si ritorni a parlare dell’addio alle gare di Jorge #Lorenzo.
In queste ore abbiamo sentito e letto tantissimi commenti, tutto molto autorevoli e importanti. Intervallati qua e la anche da tante sciocchezze in giro per i social. A parte gli insulti e gli improperi (pochi per la verità, ma sempre immancabili in questi casi) per chi ancora non dimentica cosa è successo nel 2015 con il presunto biscotto che favorì il mallorchino ai danni di Valentino complice Marquez, in molti si sono posti la madre di tutte le domande.
Perché un pilota di 32 anni, dopo una stagione disgraziata come quella che finirà domenica, decide di attaccare il casco al chiodo, dare l’addio alle gare e ritirarsi dalle competizioni?
Le risposte sono tante: prima di tutto la consapevolezza di Jorge di non essere più competitivo, “ingabbiato” in un team che ha avuto, ha e soprattutto avrà occhi solo e unicamente per Marquez che merita tutte le attenzioni visto che è lui a portare onori soldi e gloria alla casa giapponese.
E quando ti ritrovi per terra troppe volte, ti fai male, ti massacri, rischi la vita ad ogni curva per poter essere all’altezza del suo compagno di squadra e non ci riesci, beh allora i dubbi ti assalgono e ti poni un sacco di domande.
Illuminante quanto ha detto ieri Jorge in conferenza stampa: “Mentre rotolavo come un matto ad Assen mi sono domandato: ma ne vale davvero la pena?”. Capito di che razza di pilota stiamo parlando? Quando rotoli a una velocità impressionate, a un comune mortale passa per la testa il problema di come fermarsi, di evitare di farsi male, di rompersi in mille pezzo o di evitare la morte. Jorge no, lui in quel frangente si è posto il quesito se ne valesse davvero la pena continuare.
Ed è lì, in quel momento che la luce si è spenta, con il cervello che gli ha detto: ”Adesso basta”. E tutto il resto della stagione è andato avanti di conseguenza, con risultati sempre più deludenti, tanto la decisione finale era stata presa. E a luci spente non si va da nessuna parte.
In molti ieri si sono chiesti se è stata, la sua, la decisione giusta. Personalmente penso di sì. Io Jorge l’ho conosciuto bene e a fondo, ho seguito ogni momento della sua carriera, ci siamo fermati molte volte a parlare a fine giornata. Posso garantire che, sotto quella scorza da “duro” che si portava dietro, era di una dolcezza incredibile e soprattutto, da vero professionista, non riusciva a portare rancore. Tutto ciò che avveniva in pista, “finiva” in pista.
Quanto alla domanda che si sono posti in molti su un suo eventuale ritorno alle corse dopo un anno sabbatico, riporto ciò che ha detto ai microfoni di #Skysport #MotoGp Gigi Dall’Igna, direttore generale di Ducati Corse, che lo ha visto crescere e voluto fortissimamente in Ducati: “Non credo che a 32 anni con un anno di riposo uno possa rientrare in questo campionato ad alti livelli, altri piloti lo hanno fatto ma andando in altri campionati, qui è davvero complicato, bisogna esser ai massimi livelli sia fisicamente che mentalmente ed un anno di riposo non credo possa aiutare”
Parole sante, che molti piloti hanno fatte proprie nel mondo delle due e delle quattro ruote. Parlo di campioni come l’inarrivabile Giacomo Agostini, di Angel Nieto, di Loris Capirossi, di Casey Stoner, Max Biaggi, Mick Doohan, Dani Pedrosa, Mike Hailwood (che morirà nel 1981 in un incidente stradale all’età di 40 anni dopo aver vinto 9 titoli mondiali e disputando anche ottime gare in Formula 1). Ma anche Riccardo Patrese, Rubens Barrichello, Felipe Massa e buon ultimo Nico Rosberg, ritiratosi da campione del mondo dopo aver piegato un asso come Lewis Hamilton ma, si mormora nel paddock ancora oggi, incapace di resistere allo stress che la moderna Formula 1 costringe i suoi attori.
Cosa deciderà di fare Jorge non è chiaro, personalmente penso sia di quella razza che, quando prende una decisione, non cambia idea, tornando alle corse come invece fece un certo Michael Schumacher che riuscì a “sporcare” una carriera indimenticabile in Ferrari sino al 2006 con un rientro a 41 anni nel 2010 in Mercedes, dove non combinò più nulla di buono.
Adesso il problema è tutto e solo della Honda, che dovrà decidere chi mettere sulla moto lasciata libera da Lorenzo. I pretendenti sembrano essere tre: Zarco, già parcheggiato con successo da Cecchinello, Crutchlow (ma oggi Cecchinello ha escluso l’ipotesi e vuole tenerselo stretto) e il fratellino di Marc Marquez, Alex, che infischiandosene del contratto appena firmato per restare in Moto2, potrebbe fare il salto in MotoGp, con uno sponsor importante come MM93. Scelta, quest’ultima, che avrebbe per la Spagna un fascino indubbio, ma che comporta dei rischi non indifferenti. Una guerra fratricida è l’ultima cosa che Honda può permettersi.
Detto questo, le prove di oggi hanno detto che il francese Quartararo è stato il più veloce al mattino, precedendo Miller e Marquez, Vinales e Morbidelli (Rossi 8°, che è anche caduto con Dovizioso 9° e Lorenzo 18°) con il pirotecnico Pirro che ha visto la sua Ducati andare a fuoco (chiuderà 14°) mentre nel pomeriggio Quartararo ha fatto il bis, ma questa volta davanti a #Vinales, #Miller e #Morbidelli, con #Dovizioso che entra nella top ten insieme con #Zarco. Ancora male #Rossi, caduto anche nel secondo round e solo 14°, meglio Lorenzo risalito al 16° posto.