Si è svolto lo scorso week-end il Concorso di Eleganza di Villa d’Este, la prestigiosa manifestazione che da anni incorona le migliori vetture storiche del mondo, oltre a premiare i prototipi più affascinanti votati con un referendum pubblico nei giardini della Villa. All’edizione del 2017 hanno partecipato circa 50 vetture d’epoca, costruite tra gli anni Venti e gli anni Ottanta del 1900, suddivise in diverse categorie.
Regina indiscussa della manifestazione l’Alfa Romeo Giulietta Prototipo del ’57 che si è aggiudicata l’ambito titolo di Best of Show del Concorso d’Eleganza Villa d’Este assegnato dalla giuria di esperti del settore. Non solo. la splendida vettura è stata premiata anche dal pubblico attraverso il referendum popolare.
Disegnata da Franco Scaglione, l’Alfa Romeo Giulietta Prototipo del ’57 è stata oggetto di un approfondito lavoro di restauro. Nell’anno del 60esimo anniversario della sua costruzione, la splendida Alfa Romeo Giulietta Prototipo del ’57 – che s’ispira alle famose Alfa Romeo B.A.T. (“Berlinetta Aerodinamica Tecnica”, tre prototipi costruiti tra il 1953 e il 1955) – è stata presentata al Concorso d’Eleganza Villa d’Este da Giovanna Scaglione, figlia dell’indimenticato designer che, tra l’altro, creò l’icona Alfa Romeo 33 Stradale del 1967. Nel 1959 la Giulietta Prototipo si concretizzò nel modello di serie della Giulietta SS, prodotta fino al 1962 in circa 1.350 esemplari.
Al Concorso di Eleganza Villa d’Este l’Abarth 1000 Record Pininfarina ha ottenuto due importanti riconoscimenti: il Trofeo ASI per la miglior vettura del dopoguerra e la menzione speciale nella categoria “shaped by speed”. La vettura fa parte della tradizione dei record Abarth, ben 133, che le vetture dello Scorpione hanno realizzato dal 1956 al 1966. Alcune con le versioni elaborate di auto derivate dalla serie, altri con veri e propri prototipi. Tra questi l’Abarth 1000 Record Pininfarina, carrozziere con il quale Abarth aveva avviato un proficuo rapporto di collaborazione sin dal 1957 con la creazione del prototipo monoposto da record Fiat Abarth 750; l’anno successivo ne viene studiato uno per ospitare il motore bicilindrico di 500 cm3.
La versione più potente è costruita nel 1960 e monta un motore bialbero di 982,218 cm3 (alesaggio x corsa 65×74), rapporto di compressione 11:5, per una potenza di 108 CV DIN a 8000 giri/minuto. Un propulsore nuovo che, come vuole la tradizione del Costruttore austriaco, viene provato prima nell’impegnativo test dei record per essere avviato successivamente alla produzione per i clienti.
La carrozzeria è approntata appositamente da Pininfarina, che sfrutta l’esperienza maturata con i precedenti prototipi, per realizzarne uno in grado di sopportare l’aumentata potenza del propulsore e, di conseguenza le velocità più elevate.
Il team di piloti e tecnici Abarth è ormai ben affiatato e, dal 28 settembre al 1° ottobre 1960 sull’anello di velocità di Monza ottiene ben 8 primati: “12 ore”, alla media di 203,656 Km/h; “2000 miglia”, alla media di 201,115 Km/h; “24 ore”, alla media di 198,795 Km/h; “5000 km”, alla media di 199,238 Km/h; “5000 miglia”, alla media di 192,878 Km/h; “48 ore”, alla media di 190,264 Km/h; “10.000 km”, alla media di 191,376 Km/h e”72 ore”, alla velocità media di 186,687 Km/h. Quest’ultimo è mondiale e vien strappato a un modello Ford, che lo aveva realizzato su un lago salto degli Stati Uniti.
Un risultato prestigioso ottenuto grazie anche alla bravura e alla dedizione dei piloti che si sono alternati al volante: Umberto Maglioli, Giancarlo Baghetti, Mario Poltronieri, Massimo Leto di Priolo, Giorgio Bassi, Giancarlo Castellina, Alfonso Thiele, Giancarlo Rigamonti e Corrado Manfredini.
Il primato avrebbe potuto avere anche un esito decisamente più sbalorditivo, visto che nel terzo giorno, alla sessantaseiesima ora, si scatena sul circuito un violento temporale. L’auto viene affidata a Maglioli, considerato il più esperto del gruppo: la raccomandazione di Abarth è quella di non forzare poiché il record è già molto vicino. Maglioli viaggia “di conserva” fino a quando una grande pozzanghera coglie di sorpresa il pilota: l’auto sbanda e sbatte contro il guardrail, fermandosi a centro pista, con il motore che non si avvia. Karl Abarth intuisce che nulla è perduto, dato l’enorme vantaggio acquisito fino a quel momento. Il regolamento prevede che l’auto non debba essere toccata se non dal pilota e Maglioli deve spingerla da solo fino al traguardo, assistito moralmente e da vicino dai tecnici, dai meccanici e dai piloti suoi compagni di avventura.
Acquisito il record l’auto – nemmeno troppo danneggiata nella carrozzeria – viene ripristinata per essere esposta al Salone di Torino del 1960, dal 3 al 13 novembre.
Una volta ritrovata dall’attuale proprietario, l’auto è stata oggetto di alcune migliorie in occasione del certosino lavoro di certificazione eseguito presso le Officine Abarth Classiche, che hanno portato la vettura nelle condizioni di conservazione d’origine anche nei particolari più nascosti.